
Conferenza di Copenhagen: si decide il futuro
Parte oggi il summit mondiale sui cambiamenti climatici. Tanti ostacoli ma anche tanta speranza in questi giorni che potrebbero essere essenziali per il futuro della nostra Terra
di Alberto Maria Vedova
L’avvenimento più importante dell’anno, del secolo. Forse dell’era dell’uomo moderno.
I Grandi della Terra stanno per decidere il futuro del nostro Pianeta. Inizia oggi la tanto attesa conferenza di Copenaghen. Riusciranno i nostri eroi a mantenere il riscaldamento globale a un livello accettabile per l’uomo e l’ecosistema?
Era il 1992 quando a Rio de Janeiro alcuni obiettivi erano stati fissati. Cinque anni dopo, il protocollo di Kyoto (che non è un film erotico giapponese) indicava i primi impegni vincolanti. Missione fallita. Siamo alle porte del 2010 e le emissioni di Co2 invece di diminuire sono cresciute in tutto il mondo del 40%, passando da 21.6 a oltre 30 miliardi di tonnellate. Ma niente paura, sbagliando si impara. Qualcuno dice che l’uomo è un essere razionale, anche se secondo l’Agenzia internazionale per l’Energia, senza provvedimenti seri le emissioni aumenteranno ancora. C’è ci parla di 33 miliardi nel 2015 e 40 miliardi nel 2030. In questo caso i cambiamenti climatici saranno irreversibili.
Allora come sarà possibile entro il 2020 diminuire la CO2 del 25-40% e, addirittura, entro il 2050 del 50-80%. Questa è una risposta che possono dare soltanto i leader mondiali.
Ma intanto, rispetto al summit di Bali di due anni fa, qualcosa forse è cambiato.
Negli Stati Uniti sembra che un uomo, definito abbronzato dalle nostre parti, abbia politiche ambientali energetiche un po’ più salubri rispetto al precedente Gorge W. L’Australia ha ratificato il Protocollo di Kyoto e il Giappone mostra più interesse verso i cambiamenti climatici. Cina e India non sono più nella loro fascia embrionale di Paesi in via di Sviluppo e possono prendere in considerazione le tematiche inerenti al global warming, l’Unione Europea non aveva ancora varato il suo pacchetto “20-20-20”.
Gli ostacoli
Libri, film, documentari, titoli in prima pagina, inserti speciali dei giornali azioni di Greenpeace, Wwf, amici della Terra, Terra…nessuno sta a guardare. Ma quali saranno i probabili ostacoli da superare durante il summit? I Paesi poveri richiederanno aiuti per combattere i cambiamenti climatici e contemporaneamente progredire. Gli stati industrializzati riterranno questa richiesta un offerta che…si può rifiutare.
Paesi poveri: “Voi avete inquinato senza regole e senza limiti almeno per centocinquant’anni e ora volete obbligarci a mettere delle regole per penalizzare il nostro sviluppo?”
Paesi ricchi: “E vabbeh…abbiamo sbagliato, scusate, ma adesso potete sempre puntare sulle fonti rinnovabili!”
Che speranza c’è che da questo incontro si arrivi ad un accordo condiviso e vincolante?
La domanda sarebbe da girare a Cina e U.S.A., i due Paesi più inquinanti del mondo. Le loro scelte potrebbero influenzare India, Brasile, Indonesia, stati fondamentali per una buona riuscita del trattato.
Le prospettive non sono proprio rosee. Gli Stati Uniti propongono una riduzione del 17% al 2020 rispetto al 2005. Meno di quanto si erano impegnati a fare nel 1997 (-7%). Dal versante orientale Cina e India sembrano impegnarsi di più, promettendo rispettivamente -40/45% e -20/25%. In Danimarca il confronto non sarà un gioco da ragazzi. Ma fino a quando l’uomo potrà perseverare nell’errore?