Condannato per pedofilia da due papi, ma la magistratura tace

Don Inzoli, condannato per pedofilia da Ratzinger e Bergoglio, non è neppure indagato dalla magistratura italiana. Solo ora qualcosa inizia a muoversi

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Don Inzoli, condannato dalla Chiesa per pedofilia ma ignorato dalla magistratura

Città del Vaticano – Una doppia condanna ecclesiastica per pedofilia, ma la giustizia italiana neppure lo indaga: questo potrebbe essere il surreale riassunto della storia di don Mauro Inzoli, potentissimo sacerdote, già ai vertici di Comunione e Liberazione, colpito dalla condanna del tribunale ecclesiastico sotto ben due papi, ma ignorato da magistratura e mess media.

BENEDETTO XVI – La vicenda aveva avuto il suo inizio sotto Benedetto XVI, quando don Inzoli, indicato anche tra i possibili eredi di don Giussani, era stato accusato di abusi sessuali su minori. Il primo grado di giudizio si era concluso con la dimissione dallo stato clericale, con una bolla controfirmata da papa Ratzinger. Poi il ricorso e il secondo processo.

FRANCESCO – La sentenza definitiva è giunta in questi giorni e resa nota con un comunicato, che delinea i contenuti della bolla di papa Bergoglio. Il decreto firmato dal Pontefice recepisce in parte la difesa di don Inzoli, ma conferma la condanna per pedofilia e stabilisce che «in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza». Per il sacerdote condannato sarà vietato «celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente».

SOTTO CONTROLLO – Don Inzoli sarà costantemente sotto controllo e le restrizioni a cui sarà chimato non riguarderanno solo la celebrazione eucaristica in pubblico: il sacerdote «non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano. Non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo. Non potrà dimorare nella Diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale. Dovrà inoltre intraprendere, per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia». Inoltre, precisa ancora il documento reso noto dalla diocesi di Crema, alla cui guida c’è monsignor Oscar Cantoni, l’inosservanza delle prescrizioni «comporterà la dimissione dallo stato clericale». Sarebbe spretato, insomma.

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Anche i parlamentari di Sel si muovono per l’indagine su don Inzoli (ilgiorno.it)

L’INDAGINE ECCLESIASTICA – Le prime denunce erano giunte agli organi ecclesistici, che avevano provveduto a indagare e approfondire i sospetti casi di pedofilia: in questi anni, anche prima che si susseguissero i gradi di giudizio per don Inzoli, «sono state eseguite rigorose ricerche, che hanno comportato pazienti e sofferti confronti con le persone che hanno riferito i fatti».

MAGISTRATURA – Stando a quanto fin qui ricostruito, nonostante l’ampia pubblicità data al caso dalla diocesi di Crema, la magistratura non ha ancora provveduto ad aprire alcun procedimento per indagare delle accuse di pedofilia don Inzoli. A Crema, ma non solo, ci si domanda che fine abbia fatto l’obbligatorietà dell’azione penale, a dispetto di un caso di pedofilia che non è mai stato tenuto segreto e sul quale, anzi, la curia ha costantemente aggiornato i fedeli.
Anche i media hanno tralasciato il caso, salvo qualche sporadico passaggio: verrebbe da chiedersi anche se a far notizia non sia tanto la pedofilia, quanto la polemica contro la Chiesa. In presenza di un chiaro processo e di una evidente condanna da parte delle autorità ecclesiastiche, venuto meno il motivo polemico, non resta ragione di parlarne.

FRANCO BORDO – A sollevare ufficialmente la questione ci ha pensato anche Franco Bordo, deputato di Sinistra Ecologia Libertà, che ha annunciato un esposto alla magistratura: «sollecitato oltre che dalle numerose richieste dei cittadini della nostra sbigottita comunità anche dalla lettera del vescovo Cantoni che con estrema trasparenza e chiarezza ha comunicato i gravissimi atti di cui il Tribunale ecclesiastico ha ritenuto Mauro Inzoli responsabile in via definitiva, ho deciso che mi recherò presso la Procura di Cremona per depositare un esposto in merito alla vicenda». Una comunità contro la pedofilia, nonostante il silenzio delle autorità.

Andrea Bosio
@AndreaNickBosio

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