Com’è l’aria che respiriamo?

l'ariaRespiriamo continuamente, senza rendercene conto, senza starci a pensare. Respiriamo dai primi attimi di vita fino alla nostra morte, un’attività di vitale importanza per noi e tutti gli organismi della Terra. Ecco perché una cattiva qualità dell’aria può minare la nostra salute e provocare danni all’ambiente, gravando sulla società con un costo economico, oltre che sanitario.

Guardando all’Europa, nonostante i miglioramenti che pure si sono registrati negli ultimi anni, l’inquinamento atmosferico pone ancora seri rischi ai cittadini, con inevitabili ripercussioni sulla qualità della vita. Lo afferma senza mezzi termini l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) nella pubblicazione Segnali Ambientali 2013 – L’aria che respiro, che, attraverso un’attenta analisi dei dati, ricostruisce il quadro della qualità dell’aria in Europa, evidenziando come nelle città e regioni più compromesse l’inquinamento atmosferico può ridurre l’aspettativa di vita anche di due anni. A minacciare la qualità dell’aria concorrono le attività industriali, il traffico veicolare, gli impianti di riscaldamento.

I maggiori responsabili contro cui viene puntato il dito sono l’ozono e il particolato, quell’insieme invisibile di particelle leggere e tanto piccole da misurare fino a un quinto del diametro di un capello umano, capaci di penetrare in profondità nei nostri polmoni con possibili effetti sulla salute. La relazione dell’AEA stima che nel 2010 il 21% della popolazione urbana è stata esposta a livelli di concentrazione di PM 10 (particelle di diametro inferiore a 10 µm) superiori ai valori limite giornalieri più severi, fissati dall’UE a tutela della salute.

È l’urgenza di un rimedio che ha spinto la Commissione Europea a dichiarare il 2013 Anno Europeo dell’Aria. Un modo per sensibilizzare con forza cittadini e governi sulla necessità di attuare misure concrete, efficaci, tempestive. Dal canto suo, l’Unione Europea si impegna a rivedere la propria politica in materia di qualità dell’aria, mettendo mano alla normativa, e continuando a investire nella ricerca e nella tecnologia per accrescere le conoscenze sugli inquinanti atmosferici e sui loro effetti negativi su salute ed ecosistema.

Non tutto è grigio, per fortuna: le politiche europee hanno registrato anche significativi successi negli ultimi anni, basti pensare al biossido di zolfo, un inquinante che ha visto ridotte le sue emissioni grazie ad un’efficace normativa che, tra le altre misure, imponeva l’utilizzo di carburanti con un minor contenuto di zolfo.

E le performance dell’Italia in termini di inquinamento quali sono? Legambiente, nella sua indagine Mal’Aria di città 2013, provocatoriamente suggerisce di proclamare il 2013 “Anno europeo dello smog” più che dell’aria, tanto compromessa è la situazione nel nostro Paese. Le “polveri sottili sono alle stelle”, avvertono: nel 2012 in tutti i principali centri urbani sono stati superati i livelli di PM 10 permessi dalla legge (soglia giornaliera di 50 µg/m³ per un massimo di 35 giorni di superamento in un anno). Ed ecco l’inequivocabile realtà dei numeri: Alessandria, Frosinone, Cremona e Torino hanno registrato rispettivamente 123, 120 e 118  giorni di superamento del limite. Tra le prime dieci città anche Milano, con 106 giorni di superamento. La Pianura Padana si conferma l’area più critica, con 18 città tra le prime 20 posizioni.

inquinamento l'ariaA ben vedere, quel che stenta a imporsi è una vera politica ambientale urbana di molte amministrazioni locali, che pare manchino di innovazione, di coraggio, di quello sguardo lungo che si rende necessario quando si vogliono gettare le basi di ciò che sarà la città nel futuro, sostenibile e avanzata.
Dove rimane ancora la voglia di fare si assiste ad esperienze virtuose, come l’Area C di Milan, all’interno della Cerchia dei Bastioni (in centro città), dove l’accesso dei veicoli alimentati a benzina è consentito a fronte del pagamento di un ticket. O anche Firenze, che ha pedonalizzato completamente l’area attorno al Duomo, consentendo il passaggio solo a piedi o in bicicletta.

Molto ancora si potrebbe fare, sul fronte ad esempio del trasporto veicolare: inserire strumenti di moderazione del traffico, di riduzione della densità delle autovetture, ripensare gli spazi urbani favorendo il trasporto collettivo e quello più lento. Tutte iniziative che, a dirla con le parole di Legambiente, aspettano solo amministratori coraggiosi per essere messe in pratica.

Valeria Nervegna

Foto | www.regionieambiente.itwww.ok-salute.it

 

 

 

 

 

 

 

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