
Città addio, voglio andare a vivere in campagna
La voglia di andare a vivere in campagna e abbandonare gli affollati e caotici centri urbani sembra essere un desiderio piuttosto diffuso tra gli italiani. Tre giovani su quattro ormai preferirebbero lavorare nell’agricoltura rispetto al classico lavoro in banca. Di casi di persone che abbandonano il famigerato posto fisso ce ne sono davvero tante. Di fatto la vita agreste non per forza va intensa come lavoro agricolo manuale, ma anche come attività imprenditoriale e sviluppo di nuovi business, spesso nati dalle menti di chi dopo gli studi universitari ha scelto di tornare alle origini.
I GIOVANI VOGLIONO VIVERE IN CAMPAGNA FACENDO BUSINESS – Le imprese agricole condotte da giovani sotto i 35 anni in Italia, raggiungono ormai la cifra di 59 mila totali e circa il 70% di queste, si occupa di diverse attività: turismo didattico, fattoria oppure vendita diretta di prodotti enogastronomici. La Coldiretti ha formulato un vademecum su come aprire e gestire un’attività agricola. Sicuramente fondamentale per la riuscita di una nuova attività agreste è confrontarsi con chi è già avviato nel settore, occorre poi non scartare a priori le idee più creative come per esempio la vendita di profumi biologici o percorsi didattici per le scuole.
UNA STORIA ITALIANA TRA TANTE – La storia di Mario Fiocca è quella di uno dei tanti italiani che ha abbandonato i fasti della giungla urbana per avvicinarsi alla vita agreste. Proprietario di una società che organizzava mostre in quel di Pavia, ha deciso intorno ai 40 anni, di trasferirsi in campagna per aprire un agriturismo. Oggi vede la maggior parte dei suoi clienti, tutti professionisti affermati, iper stressati e nevrotici a causa della vita cittadina, che né lui né sua moglie rimpiangono.
TU VUÓ FA L’ITALIANO – E se questa voglia di ritornare alle radici dell’esistenza non fosse semplicemente una nuova mania nostrana? A dirlo c’è il caso di Jack Redmond, un londinese di circa 30 anni che si è trasferito a Gualdo nelle Marche perché si è follemente innamorato della zona. Inoltre ai numerosi giornalisti che lo hanno intervistato ha detto che a Londra sono tutti stressati, lavorano 14 ore al giorno e non si godono la vita, quella routine non era fatta per lui. Perciò ha fatto fagotto e adesso ha la sua casa, si sveglia con il canto del gallo e adora i compaesani che lo hanno accolto a braccia aperte. Forse l’esperienza di questo ragazzo straniero che ha cominciato ad amare la nostra terra tanto da trasferircisi, dovrebbe ricordare ai più, che forse l’Italia è meglio di quanto non ci aspettiamo.
Sicuramente la vita nel verde delle colline campagnole è bucolica, poetica e rilassante, ma non vanno dimenticati i rovesci della medaglia che fanno da contraltare a una visione paradisiaca del contesto: mancanza di strutture per chilometri, l’obbligo di prendere la macchina per ogni minimo spostamento conducendo una vita da pendolari se per esempio dovete mandare i bambini a scuola. Che si ami o si odi, l’andare a vivere in campagna è una tendenza in aumento che riflette le esigenze di una società che sta cambiando sempre più in fretta.
Claudia D’Agostino
@ClaDagostino87