Cassano, veleno su Galliani ed Allegri. L’addio di un non-campione

Antonio Cassano (milanlive.it)

Dei tanti modi per andarsene, Antonio Cassano ha scelto quello più rumoroso. Quello che non gli risparmierà di certo fischi e contestazioni al primo faccia a faccia con la sua ex-squadra. Una conferenza stampa al vetriolo, con frecciate per Allegri e per “un’altra persona” di cui FantAntonio non ha mai fatto il nome, ma che altri non può essere che Galliani.

«Non ho sbagliato io, non hanno sbagliato i giocatori e nemmeno l’allenatore, ma qualcuno più in alto di lui – ha esordito Cassano – qualcuno che faceva il furbo, che prometteva e non manteneva, qualcuno che faceva tanto fumo e poco arrosto [...] Da un anno si parlava di rinnovo di contratto, ma sto ancora aspettando. Se sto parlando di Galliani? Lo dite voi, io non voglio nemmeno fare i nomi. Si parla di irriconoscenza? Io devo ringraziare i tifosi, Silvio Berlusconi, Barbara, Tavana che mi ha salvato la vita, e Tassotti con cui andavo d’accordo. Avevo un problema solo con una persona».

Un messaggio netto a Galliani, come netto (e decisamente surreale) è stato l’attacco ad Allegri: «Ho iniziato a dire di voler andar via durante l’Europeo. Lo dicevo ad Allegri, che poi lo comunicava a Galliani. Ma io per Allegri contavo come il due di coppe con briscola a bastoni. Per lui ero la quinta, sesta, settima punta, non so nemmeno io. Lui mi diceva che non poteva assicurarmi niente, e allora io me ne vado».

Cassano l’interista dichiarato, Cassano che alla prima in serie A fece impazzire il san Nicola con lo stop di tacco e la galoppata fino alla porta nerazzurra, Cassano che “sopra il Milan c’è solo il cielo” e che ora “beh, diciamo che sopra il cielo c’è l’Inter”. Cassano che, ahilui, ha dato la prova definitiva di non essere diventato un campione.

Perché il fenomenale quanto discontinuo giocoliere palla al piede viene perdonato dai tifosi e dagli appassionati se toppa una o più partite, ma l’uomo irriconoscente ed eccessivo, che ama cavalcare la sua onda senza guardarsi alle spalle, viene inesorabilmente punito e fagocitato. Ed il campione vero è un mix perfetto di abilità tecniche e lungimiranza mediatica.

Senza mezzi termini Cassano ha mentito (non era certo la quinta, sesta o settima punta per Allegri) e si è dimostrato irriconoscente nei confronti di una realtà sportiva e societaria, il Milan, che non lo avrà magari messo su un piedistallo, ma che lo ha curato, atteso e rimesso in campo anche quando la forma ed il buonsenso avrebbero forse suggerito un recupero più lento. Perché l’Europeo bussava alle porte e, se non avesse visto il campo almeno per un po’, Prandelli difficilmente avrebbe convocato il fantasista per la trasferta estiva.

Il Milan gli ha concesso la possibilità e Cassano ne ha goduto, vivendo poi l’Europeo da protagonista. Ma se davvero ci sono state promesse non mantenute, non è certo questo il modo che un campione, come in tanti hanno definito l’ex genietto di Bari Vecchia, sceglie per andarsene.

Si sceglie il silenzio, si sceglie di glissare sulle domande scomode, si sceglie di non tuffarsi a capofitto per palesare il disagio estivo, dato che difficilmente vi può essere stato disagio tecnico nella scorsa stagione. E non c’entrano quei gap culturali tante volte rimproverati a Cassano nelle sue disgraziate uscite su omosessuali o affini: in una situazione del genere non conta l’uomo di cultura, conta l’uomo e basta. Quel gradino in più, apparentemente facile, che bisogna scalare per assurgere al rango di campione e non di meteora.

Probabilmente, e glielo auguriamo, Cassano gonfierà ancora tante volte la rete avversaria e lascerà il segno sui tabellini delle prossime stagioni. Ma il segno nella storia del calcio, con questo infelice addio al vetriolo, FantAntonio ha definitivamente scelto di non lasciarlo.

Francesco Guarino

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