
Casi di colera anche a Port-au-Prince. È crisi umanitaria
Il Ministro della salute di Haiti conferma l’epidemia. “È del tipo più pericoloso”
di Margherita Kochi
Port-au-Prince – Per la prima volta nell’arco di un secolo, il colera colpisce un Paese dei Caraibi. Ad Haiti è epidemia. Al momento sono 220 i casi di decesso e 2,674 le persone ricoverate con i sintomi tipici di questa malattia batterica acuta del tratto intestinale. Diarrea profusa, vomito, febbre alta e disidratazione stanno velocemente mettendo in ginocchio la popolazione. Fonti ufficiali della Reuters News Agency hanno reso noto che il colera ha raggiunto anche Port-au-Prince, la capitale di Haiti, sono 5 finora i casi accertati dai rilievi effettuati dopo il decesso. L’epidemia è scoppiata nel Dipartimento di Artibonite, ad un centinaio di kilometri dalla capitale a causa dell’acqua inquinata del fiume che è stata bevuta dagli abitanti.
Il Ministro della salute di Haiti, Alex Larsen, ha confermato l’epidemia di colera, aggiungendo che si tratta del ceppo più pericoloso di tipo 01 e ha prontamente invitato la popolazione a seguire rigorosamente le norme di sicurezza necessarie per evitare un contagio su vasta scala. Il Ministro ha ordinato agli abitanti di non mangiare verdure crude, di far bollire l’acqua ed evitare nel modo più assoluto di entrare in contatto con le acque dei canali.
Il governo ha convocato urgentemente una riunione delle autorità sanitarie per far fronte alla situazione di emergenza umanitaria e provvedere nel minor tempo possibile alle esigenze degli abitanti. Hanno destato particolare preoccupazione le condizioni degli oltre 1,5 milioni di senzatetto che erano sopravvissuti al terremoto dello scorso gennaio 2010 e che ora rischiano di essere le prime vittime della diffusione del colera. Questo perché l’epidemia si abbatterebbe su una fetta della popolazione in situazioni igenico-sanitarie già precarie, dove l’accesso all’acqua potabile è quasi un’utopia.
Ora la priorità in assoluto è contenere il contagio, isolando i malati. Appare fondamentale inviare medici ed infermieri nelle tendopoli al fine di evitare che i pazienti debbano recarsi nella capitale per potere ricevere le adeguate cure. Qualora l’epidemia si diffondesse su larga scala a Port-au-Prince, il danno in termini di vite umane sarebbe inestimabile. È di fondamentale importanza che l’epidemia non si estenda nella capitale.
A fronte della pronfonda crisi umanitaria haitiana e a poco più di 9 mesi dal disastro ambientale che uccise oltre 250,000 persone, il mondo non ha esitato a stringersi nuovamente intorno ad Haiti. Tutte le maggiori organizzazioni internazionali si sono mosse prontamente per portare soccorso alla popolazione. Dagli operatori delle Nazioni Unite, ai Medici senza Frontiere alla Croce Rossa Internazionale. Tutti uniti con l’unico obiettivo di intervenire prontamente per salvare quanti più contagiati ed arginare la diffusione della malattia. Nei casi più gravi non trattati da antibiotici, il colera ha infatti un alto tasso di letalità, dell’ordine del 50%, mentre con adeguate cure il tasso di mortalità si riduce all’1%. Medici, infermieri e personale specializzato stanno offrendo supporto medico, tecnico e logistico per trattare quanti più pazienti possibile, somministrando antibiotici e procedendo alla reidratazione dei malati.
La Croce rossa italiana ha messo ha disposizione 30,000 litri di acqua potabile come intervento di primo soccorso. L’obiettivo che si prefiggono le autorità è quello di creare un cordone sanitario per gestire la crisi umanitaria in modo coordinato ed evitare che si crei il caos a Port-au-Prince. Fonti ufficiali locali hanno dichiarato che per il momento l’epidemia non si è ancora estesa alla capitale. La frontiera con la Repubblica Domenicana resta aperta, ma non sono stati rilevati casi di contagio nello Stato confinante.