
Carta sporca dall’Indonesia
Foreste distrutte per rifornire le industrie della carta. Le associazioni: “Utilizziamo carta riciclata”
di Sergio Baffoni
Mentre le foreste pluviali dell’Indonesia vengono abbattute, albero dopo albero, il responsabile dei uno dei crimini ambientali del secolo presenta la sua immagine verde. E’ successo al convegno dell’industria cartaria organizzato dal RISI ad Amsterdam, dove il colosso cartario Asia Pulp & Paper (APP) presentava la propria politica ambientale, subito smentito da consistenti informazioni arrivate fresche fresche dall’Indonesia.
Il sito investigativo indonesiano Eyes on the Forest pubblica una serie di fotografie che mostrano masse di tronchi abbattuti nelle foreste naturali, in attesa di essere scaricati nel porto della cartiera della APP di Riau, e la deforestazione in corso nel prezioso ecosistema di Bukit Tigapuluh, ad opera di una consociata della APP, la PT. Contemporaneamente, una coalizione che rappresenta centinaia di associazioni indonesiane ha chiesto agli operatori europei di non sostenere con i propri acquisti la distruzione delle foreste pluviali del paese.
La APP ha avviato un’aggressiva campagna di penetrazione dei mercati europeo e statunitense, ma non è tutto oro quel che luccica. Nel 2000 la APP ha accumulato un debito di 13 miliardi di dollari, portando alla più grande bancarotta dei mercati asiatici. Nel frattempo però ha continuato ad abbattere le foreste naturali per trasformarle in piantagioni.
La APP è il principale gruppo cartario indonesiano, e principale attore della distruzione delle foreste pluviali dell’Indonesia. Queste foreste ospitano ecosistemi tra i più ricchi e diversificati del pianeta, assicurando l’ultimo habitat di orango, elefante e tigre di Sumatra, oltre a rappresentare la base di vita materiale e spirituale per centinaia di culture indigene.
La principale causa di distruzione di queste foreste è la conversione in piantagioni di acacia per rifornire l’industria della carta. La APP vende in tutto il mondo carta proveniente dalla distruzione di grandi aree di foreste in Sumatra e Borneo e dalla loro conversione in piantagioni di acacia finalizzate alla produzione di cellulosa. Per soddisfare la propria fame di fibre, la APP causa impatti letali sugli ecosistemi, le loro specie animali e le comunità locali che vi vivono, oltre a causare un impatto diretto sul clima globale. Infatti, le foreste dell’Indonesia custodiscono uno spesso strato di torba, accumulata in 20 mila anni, che contiene fino a 300 tonnellate di carbonio per ettaro. Quando vengono abbattute e drenate per farne piantagioni, e la torba si asciuga e inizia a decomporsi, il carbonio torna in atmosfera. Dall’inizio delle sue operazioni, nel 1984, la APP da sola ha distrutto circa un quarto delle foreste naturali dell’intera provincia di Riau, la più ricca di torbiere.
Come conseguenza, l’Indonesia ha il più alto tasso di deforestazione. Oltre a devastare la biodiversità e a violare i diritti umani delle comunità indigene, questa rapida distruzione delle foreste sta generando massicce emissioni di gas serra, tanto che l’Indonesia è diventata il terzo paese per emissioni dopo Stati Uniti e Cina. Malgrado ciò, il governo indonesiano, in accordo con l’industria cartaria e con i produttori di olio di palma, ha allocato 30 milioni di ettari di foresta allo sfruttamento commerciale, dieci milioni alle piantagioni di acacia per la produzione di carta, e altri dieci alle piantagioni di palma da olio. Messa assieme è una superficie una volta e mezzo l’Italia.
“L’Italia è divenuto il primo mercato europeo dei prodotti della APP. Ma clienti e investitori devono sapere che fare affari con la APP, acquistare o distribuire la sua carta comporta un grave rischio di immagine” spiega Sergio Baffoni, di Terra! L’associazione chiede alle imprese italiane di interrompere tutti i contratti con il gruppo APP, e di orientarsi verso l’utilizzo di carta riciclata.
“Vogliamo avvisare acquirenti e investitori, bombardati da pubblicità ingannevole e opuscoli patinati: la APP è il gruppo industriale che più di ogni altro minaccia le foreste indonesiane, la fauna, le comunità indigene e il clima globale” continua Teguh Surya, di WALHI, una federazione di oltre 450 associazioni indonesiane.
“Le comunità con cui lavoriamo hanno sperimentato in prima persona la devastazione causata dalla APP. Non prenderebbero mai sul serio la paccottiglia di informazioni e i premi ambientali che la APP presenta in giro – ha aggiunto Rivani Noor, del Community Alliance for Pulp and Paper Advocacy (CAPPA) – La APP conosce le nostre richieste: fermare immediatamente la distruzione delle foreste naturali e delle torbiere, rispettare le terre delle comunità locali e non rilasciare dichiarazioni fuorvianti sul propri impatto ecologico”.