Carnevale: a Napoli travestiti da clochard. Impazzano le polemiche

Il Carnevale 2014, nella Napoli bene, si è svolto con il Party Clochard Style, in un'esplosione di colori, balli e musica. E di polemiche

Party clochard styleNapoli – Si è appena concluso il Carnevale 2014 in molte regioni d’Italia, ed è stato un’ esplosione di colori, balli e musica. Ma anche di polemiche. Come quelle scatenate dal party serale della discoteca partenopea La Mela, in Via dei Mille a Napoli, il cui titolo era Serata clochard Style.

IL PARTY – Lo scorso 27 febbraio, infatti, moltissimi giovani della Napoli bene si sono ritrovati alla discoteca La Mela travestiti da clochard: sporchi di fuliggine sul viso, con i jeans strappati, le calze smagliate, le scarpe rotte e i guanti tagliati sulle dita. Alla fine del party, inoltre, alcuni gruppi di giovani si sono ritrovati fuori dal locale continuando a imitare gesti e posture da ‘barboni’, con tanto di cartelli con i quali chiedevano l’elemosina.

LE FEROCI POLEMICHE – Pungente la polemica dei conduttori della trasmissione Radiazza di Radio Marte, Emilio Borrelli e lo speaker Gianni Simioli che hanno detto:

«I primi a protestare sono stati gli abitanti del quartiere che hanno creduto di essere stati invasi dai clochard… e invece erano i loro figli mascherati»

Anche sul web i commenti degli utenti non si sono fatti attendere. Sui principali social network, Facebook e Twitter, centinaia di iscritti hanno condannato la festa a tema come «politicamente scorretta». Un utente scrive:

«Era un tema come un altro per fare una serata… Ok, ci credo, è squallido che qualcuno si diverta così ma tant’è. Il punto è che era un tema di cattivo gusto esattamente come lo sarebbe quello sui disoccupati. Non si organizza divertimento su temi che riguardano sofferenza, soprattutto se è quella altrui»

Party clochard styleLA RISPOSTA DEL PATRON – Dopo le innumerevoli proteste ricevute per l’organizzazione del party a tema, Luciano Monte, patron della discoteca, ha pubblicato sul suo profilo Facebook una nota di cui, di seguito, riportiamo una parte:

«In risposta alle polemiche innescate dalla serata di giovedi 27 febbraio presso La Mela col tema Clochard Style da parte di chi ricerca ogni giorno visibilità e clamore per scopi personali e non certamente dettati dalla propria sensibilità umana… La direzione precisa […] che il tema voleva richiamare concetti più ampi come già in campo letterario è successo… del resto il clochard è talvolta anche uno stile di vita adottato per scelta e non per necessità. Tuttavia non era certamente nostra intenzione mancare di rispetto a chi soffre ed è meno fortunato di noi. Se questo è successo ce ne scusiamo e presto organizzeremo un evento per fornire aiuto ai senzatetto. La Mela è sempre stata attenta al sociale organizzando numerosi eventi a scopo benefico, non ultimo quello del 14 febbraio in favore dei bambini delle Filippine vittime del tifone che ha visto la partecipazione del console onorario»

Riportiamo anche, tra tutti, due commenti di utenti Facebook relativi alla nota del signor Monte:

«I clochard i vostri soldi non li vogliono, non organizzate un bel niente perché sareste solo falsi! fate schifo!»

«Un evento per i senzatetto? Chiamiamola con il suo nome: elemosina di infimo livello. Siete la schiuma dei locali e credo che dovreste solo vergognarvi e chiedere scusa per quello che avete fatto, visto che per quello che siete ormai non c’è rimedio»

L’ESPERTO – Anche Enrica Morlicchio, professoressa di Sociologia della disuguaglianza presso l’Università Federico II di Napoli,  si è occupata di questa storia e, durante una breve intervista rilasciata all’agenzia giornalistica Redattore Sociale, ha voluto dire la sua:

«Quello che è successo sembra l’indizio di una incapacità di empatia con le persone più vulnerabili, che diventano quasi semplicemente delle figure folkloriche nel senso negativo del termine. Figure da interpretare a Carnevale come una forma di provocazione o peggio ancora come una moda»

E ancora:

«È un segnale della perdita della capacità di solidarietà tra i ragazzi, in parte dovuta forse anche a un calo di attenzione degli insegnanti rispetto a questo problema,  in parte anche ai modelli imposti attraverso i mass media. Una volta si andava a scuola anche per imparare la solidarietà verso chi aveva meno risorse economiche o una disabilità, oggi purtroppo sempre più spesso la scuola anche è il luogo in cui si esercita la propria superiorità verso chi è più debole»

Mariangela Campo

@MariCampo81

Foto: www.unisob.na.it; www.blog.you-ng.it

 

Share and Enjoy

  • Facebook
  • Twitter
  • Delicious
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Add to favorites
  • Email
  • RSS

Ti è piaciuto questo articolo? Fallo sapere ai tuoi amici

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

 
Per inserire codice HTML inserirlo tra i tags [code][/code] .

I coupon di Wakeupnews