
Caritas: ‘In 7 anni raddoppiati i poveri. Serve il reddito minimo’
Il secondo rapporto Rapporto Caritas sullo stato di difficoltà economica degli italiani e sulle politiche di lotta alla povertà è alquanto scoraggiante. Due gli interrogativi che lo attraversano: quale bilancio si può fare oggi dell’azione del governo Renzi nelle politiche contro la povertà? Quali sono le prospettive della lotta all’indigenza nell’Italia del post-crisi?
POVERTÁ IN AUMENTO – I dati non lasciano spazio ad interpretazioni: dal 2007- ultimo anno prima dell’inizio della crisi – al 2014 gli indigenti residenti nel nostro Paese sono più che raddoppiati, arrivando a 4,1 milioni. Il Governo Renzi, che pure ha introdotto qualche «avanzamento marginale» nel sostegno al reddito, sottolinea la Caritas, non si è finora «discostato in misura sostanziale dai suoi predecessori» e ha confermato la «tradizionale disattenzione della politica italiana nei confronti delle fasce più deboli».
DEFICIT ITALIANI – Per poter valutare l’operato del governo guidato da Matteo Renzi finalizzato ad arginare il fenomeno della povertà, è opportuno volgere lo sguardo all’eredità lasciata dai suoi predecessori.
In primo luogo, bisogna considerare che l‘Italia è l’unico paese europeo, assieme alla Grecia, privo di una misura nazionale mirata a sostenere l’intera popolazione in povertà assoluta. Ricordiamo che la povertà assoluta è definita dall’Istat come l’impossibilità di accedere «all’insieme di beni e servizi che, nel contesto italiano, vengono considerati essenziali, per una determinata famiglia, per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile». In secondo luogo, l’attuale sistema di interventi pubblici e di risorse economiche dedicate risultano del tutto inadeguate perché disseminate in una miriade di prestazioni non coordinate, suddivise tra una varietà di categorie e con caratteristiche diverse.
In ultimo, non va certamente tralasciata la questione della distribuzione della spesa pubblica, un criterio di selezione economica che finisce per sfavorire maggiormente chi è già costretto a vivere in restrizione. Si tenga conto del fatto che l’Italia ha una percentuale di stanziamenti dedicati alla lotta alla povertà inferiore alla media dei paesi dell’area euro.
LA CARITAS CHIEDE L’INTRODUZIONE DEL REDDITO MINIMO - Assolutamente inefficace, secondo la Caritas, anche l’annunciata riduzione delle tasse. Eliminare le imposte, per famiglie che non hanno disponibilità economica sufficiente per pagarle, non equivale ad alcun miglioramento della loro condizione. Per questi motivi, l’organismo che promuove la carità in Italia auspica: «l’introduzione di un sistema fondato su una misura rivolta a chiunque sia in povertà assoluta, come quello previsto dal Reddito d’inclusione sociale (Reis) proposto dall’Alleanza contro la povertà in Italia. Occorre una misura nazionale per tutti i poveri, che rappresentano il 6,8% delle popolazione in Italia – ha affermato il responsabile scientifico del Rapporto, Cristiano Gori. Motivo per cui, la Caritas richiede espressamente l’introduzione del reddito minimo, riconoscendo al Movimento 5 Stelle, al Sel e a diversi parlamentari del Pd come della Lega «il merito di aver fatto della lotta alla povertà – attraverso il reddito di cittadinanza – una propria bandiera».
Antonietta Mente
@AntoMente