Caravaggio ricordato a Firenze dai suoi seguaci

Ancora una settimana per visitare la nutrita mostra sui caravaggeschi e su alcuni capolavori del loro Maestro

di Natalia Radicchio

FIRENZE – A quattrocento anni dalla sua morte, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio viene ricordato in questi giorni con una mostra dislocata tra la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, gli Uffizi e Villa Bardini, luoghi in cui i Granduchi furono tra i suoi primissimi estimatori. Nonostante probabilmente il pittore lombardo che viaggiava tanto non fece mai visita a Firenze, verso la fine del Cinquecento giunsero infatti agli Uffizi alcuni suoi splendidi dipinti donati ai Medici da cardinal Del Monte, grandissimo uomo di cultura ed appassionato d’arte che divenne, a Roma, il suo primo committente, e amico.

Dopo decenni di nuove ricerche scientifiche, scoperte, attribuzioni e acquisizioni storiche, sei celebri capolavori del Caravaggio – il Bacco, l’Amorino Dormiente, la Medusa, il Cavadenti, Il Sacrificio di Isacco e il Cavaliere di Malta – rapiscono il pubblico accompagnati da due nuovi dipinti che costituiscono una riacquisizione al catalogo del Merisi: il Ritratto di Maffeo Barberini di collezione privata, e il Ritratto di cardinale della Galleria degli Uffizi.

Fino al 17 ottobre, le opere del grande pittore della luce costruiscono, assieme a un altro centinaio di opere del caravaggismo internazionale, una sorta di excursus alla scoperta delle novità artistiche dei primi decenni del Seicento, legate fondamentalmente al naturalismo: «Una storia – come la definisce Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze – molto fiorentina, che mette in scena la ricorrente dialettica tra il forestiero e il locale, tra l’innovazione e la conservazione, tra la sperimentazione e la certezza».

Adorazione del Bambino - Gerrit van Honthorst (1620)

Adorazione del Bambino - Gerrit van Honthorst (1620)

Fino all’avvento di Caravaggio nella pittura, lo stile che caratterizza la maggior parte degli artisti è essenzialmente legato ad un tipo di cultura accademica che si basa prevalentemente sullo studio dell’arte classica, con una notevole influenza dei protagonisti del periodo d’oro del Rinascimento italiano. La rivoluzione del pittore lombardo sta nel naturalismo della sua opera, espresso nei soggetti dei dipinti e nelle atmosfere in cui la plasticità delle figure viene messa in risalto da una particolare illuminazione che le cattura dal buio della scena.

Così la luce che illumina da sinistra il paffuto Amorino Dormiente (1608-09) con le labbra schiuse, il pensoso Cavaliere di Malta (1608-09) e la sua croce-simbolo dalla trama perfetta, e il Sacrificio di Isacco (1601), in cui il candido sfondo fiorentino contrasta sinistramente con la tragedia imminente. Incredibile e straordinaria è la maestria con cui coglie, seppur con crudo naturalismo, lo spasimo estremo della Medusa (1598) tra la vita e la morte.

Sono pochi i quadri, come il Ritratto di Maffeo Barberini, in cui il pittore dipinge lo sfondo, evidentemente in secondo piano rispetto ai soggetti. Proposto quest’ultimo in seguito al recente restauro eseguito da Muriel Vervat, mostra diversi gli elementi che protendono verso l’attribuzione a Caravaggio: dallo sfondo simile a quello delle opere giovanili alla caraffa con fiori, dalla posizione delle mani alla resa dell’abbigliamento dovuta a soluzioni tecniche quali le incisioni. Un interessante video a riguardo è proiettato in una saletta dell’esposizione. Peccato però per l’assenza dell’analogo ritratto in collezione privata fiorentina con cui poter fare un confronto.

Numerose sono le sezioni dedicate ai pittori caravaggeschi, giunti a Firenze soprattutto grazie alla curiosità e alla passione dei Medici, primo tra tutti Cosimo II accortasi subito della dirompente novità del Caravaggio, ma anche grazie alla committenza e al collezionismo storico di alcune famiglie private fiorentine. Nel celebrare il grande pittore si è voluto rendere omaggio anche a Roberto Longhi, colui che prima di ogni altro lo ha riscoperto nel XX secolo e ne ha reso nota la grandezza.

Il San Gerolamo con due angeli (1617) di Bartolomeo Cavarozzi è stato assurto tra i dipinti-simbolo della mostra, mentre il Fabbricante di strumenti musicali e la Resurrezione di Cristo di Cecco del Caravaggio, allievo del Merisi, sono fra i pochi prestiti esteri.

Artemisia Gentileschi,. Giuditta che decapita Oloferne,. 1620, Firenze, Uffizi

Artemisia Gentileschi,. Giuditta che decapita Oloferne,. 1620, Firenze, Uffizi

Il grande talento di Artemisia Gentileschi offre una violenta e sanguinaria Giuditta che decapita Oloferne (1612), come pure una materna e delicata Madonna col Bambino (1610).

Di chiara lezione caravaggesca è l’Adorazione del Bambino (1620) del maestro dei bagliori Gerrit van Honthorst, presente anche con l’Adorazione dei pastori (1622), opera fortemente danneggiata dalla bomba mafiosa di via dei Georgofili del 1993. L’autore, insieme a Cecco del Caravaggio e allo Spadarino fu protagonista della decorazione della Cappella Guicciardini di Santa Felicita – progettata ma mai completata – della quale è presentata nella mostra una ricostruzione virtuale.

Insomma un denso excursus “fiorentino” purtroppo però poco lineare nella fruibilità, dal momento che non è così immediato per il visitatore sapere in quale sede trovare cosa e soprattutto che per arrivare al nucleo delle opere dei caravaggeschi presenti negli Uffizi – perché lì di Caravaggio c’è solo la Medusa – bisogna attraversare tutta la Galleria arrivando quasi all’uscita. È bene quindi fare scorta di sali minerali. Ma ne vale certamente la pena.

Mostra Caravaggio e caravaggeschi a Firenze

Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Galleria degli Uffizi, Villa Bardini, Firenze

22 maggio – 17 ottobre 2010 (orari: martedì-domenica, Gallerie ore 8.15-17.50, Villa Bardini ore 10-18)
Info e prenotazioni: www.unannoadarte.it; tel.: +39 055 290383

Foto | via wwwnew.splinder.com; www.atuttascuola.it

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