CACCA di Bologna: come sarà? Gaffe del Comune sul nuovo centro d’arte

Il tweet incriminato del Comune di Bologna

Bologna – Tutto è nato da un tweet innocente. Ma poi, battute di spirito e critiche a non finire sono scoppiate sul web. Questa la curiosa sorte del Comune di Bologna, la cui gaffe sull’acronimo di un nuovo centro d’arte non ha eguali. Ieri, 23 settembre 2015, è stato inaugurato uno spazio artistico nel capoluogo emiliano, il cui diminutivo fa subito pensare a Piero Manzoni.

APRE IL CACCA DI BOLOGNA - Lo hanno chiamato il CACCA di Bologna, acronimo del Centro di Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare. A pubblicizzare l’apertura dello spazio culturale il tweet del Comune, ormai virale, che apre con un C.A.C.C.A. inequivocabile. Su cinque semplici lettere si è scatenato il putiferio, tra chi non riusciva a placare le risate e chi ha ritenuto poco elegante la scelta di creare una sigla omonima alle feci. Avrebbero potuto chiamarlo CASCA, ma poi non sarebbero sorte le facili ironie sul rapporto fra “la cacca” e l’alimentazione.

IL PROGETTO DEL CACCA DI BOLOGNA - A prescindere dall’acronimo provocatorio, il Centro d’Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare è uno spazio d’avanguardia di 22 metri quadri, sito in via Solferino 33 di Bologna. Il duo d’arte composto da Ludovico Pensato e Alessandra Ivul, membri del collettivo Panem et Circences, ha installato nel Centro un’esposizione di eating design, una sintesi fra cultura alimentare e arte contemporanea.

Una delle esposizioni al CACCA di Bologna (dal sito ufficiale del Comune di Bologna)

I SOCIAL IMPAZZISCONO - Su Twitter sono impazziti i commenti contro l’annuncio del Comune di Bologna, con ironie forti al punto da citare il corregionale Gianni Morandi e la sua leggendaria – e infondata – coprofagia. Potrebbe trattarsi di una strategia pubblicitaria – per certi versi, geniale – per aumentare le visite al centro d’arte, anche perché nelle ultime ore l’interesse verso il CACCA è aumentato esponenzialmente.

In ogni caso, l’assessore Matteo Lepore ha chiosato sull’apertura dello spazio artistico dichiarando:”Bologna, quindi, non solo come città del cibo ma anche come città che attorno al cibo sa sviluppare dei progetti”. Effettivamente, il Comune ha proposto un progetto culturale a 360 gradi, dall’arte del cibo al termine del processo di digestione. Perché anche nella c.a.c.c.a., in fondo, c’è un po’ di arte.

Ecco i Tweet più irriverenti sul CACCA di Bologna:

 

 

 

 

Rachele Sorrentino

@rockeleisrock

 

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