Bruce Springsteen in Italia: il potere benefico di un artista senza tempo

A quasi 67 anni, il Boss ha stregato Milano (e a breve Roma) con due concerti incredibili: ennesima prova della grandezza di un artista senza eguali. Bruce Springsteen live è un'esperienza che trascende la musica

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Bruce Springsteen a san Siro tra Nils Lofgren e Steven Van Zandt (Facebook: Barley Arts/Mathias Marchioni Photo)

Sono già passati cinque giorni dal secondo concerto milanese di Bruce Springsteen, che ha infiammato lo stadio di San Siro con due performance incredibili, frutto della passione e del talento di un artista senza tempo. Cinque giorni trascorsi a rimuginare su tutto quello che è stato ascoltato, visto e provato in quelle quasi quattro ore di esibizione: un turbinio di emozioni che, anche a distanza di qualche giorno, fatica a metabolizzarsi. Su Bruce Springsteen è già stato detto e scritto tutto: fiumi di inchiostro, innumerevoli pubblicazioni e biografie più o meno veritiere (in attesa dell’autobiografia, in uscita il 27 settembre prossimo) e tonnellate di elogi sul suo carisma, sulla sua passione e sulla sua genuinità.

BRUCE SPRINGSTEEN IN CONCERTO: GUARDARE, ASCOLTARE, SOGNARE - Lodi assolutamente meritate, ma che non si possono comprendere fino in fondo, almeno fino a quando non si assiste a uno dei suoi concerti. La proverbiale lunghezza delle sue performance è cosa nota, testimonianza della passione e del lavoro di una rockstar che ha trascorso gli anni mantenendosi in gran forma, costruendo con serietà e impegno un discorso artistico senza immergersi in fiumi di alcool e montagne di droga – come successo invece alla maggior parte delle rockstar più famose – con il risultato di dimostrare verosimilmente una cinquantina d’anni, invece dei 67 che compierà nel giro di qualche mese.

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La straordinaria coreografia di San Siro per il concerto del Boss (Facebook: Barley Arts)

ROCKSTAR E ANTI-ROCKSTAR - Quello che colpisce nel vedere Bruce Springsteen suonare la sua Telecaster e sudare ogni singola nota di ogni suo concerto sono la sua spontaneità, la gioia, la passione, e il divertimento trasmesso da un uomo in età da pensione, che corre e si sbraccia come un ragazzino che ha appena realizzato il suo sogno. Perché la vita di Springsteen è il sogno che in fondo tutti noi vorremmo vivere: un’infanzia complicata, lo sfogo trovato nella musica rock, una carriera che stenta a decollare, fino al successo di Born to Run, suo terzo album datato 1975 , che ha dato il via a una carriera inimitabile, fino a diventare una delle più grandi rockstar di tutti i tempi. Bruce Springsteen è la perfetta incarnazione del sogno americano, nonché la più grande anti-rockstar tra tutte le rockstar mai esistite: Springsteen è consapevole di aver realizzato un sogno, e continua a viverlo durante ogni istante di ogni suo singolo concerto, con la genuinità e rispetto di un uomo comune che è solo stato più fortunato di altri.

In quattro ore di concerto di Bruce Springsteen c’è spazio per tutte le emozioni partoribili dalla mente umana: divertimento, gioia, riflessione, trasporto, malinconia, dolore e felicità. In un concerto di Springsteen si balla e si salta. Si canta a squarciagola e si sussurra. Si piange. Si abbraccia l’amico con il quale si andati al concerto. Si bacia e si prende per mano la propria dolce metà. Si ricorda il passato e chi non c’è più. E osservando questo giovanotto di quasi 67 anni che si diverte come un bambino, non si può che stare meglio e sentirsi in pace con se stessi, e sopportare di più un mondo di sempre più difficile comprensione giorno dopo giorno. Tutto questo perché la sua musica è diretta e sincera, frutto del cuore di una persona altrettanto sincera. Un uomo famoso in tutto il mondo il cui atteggiamento sul palco sembra voler dire nient’altro che “Hey, sono uno come te. Se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu”.

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Un amore incondizionato tra fan e artista (Facebook: Barley Arts/Henry Ruggery Photo)

SCALETTA DA SOGNO AD OCCHI APERTI - I due concerti milanesi hanno raccolto il meglio della sua discografia. Ampio spazio è stato dedicato a The River, suonato quasi interamente per celebrare i trentacinque anni dalla pubblicazione. Il resto delle due scalette sono state una raccolta di tutti i più grandi brani che hanno costruito la carriera del Boss, con un occhio particolare a brani tratti da Born to Run (su tutte, oltre a una sempre incredibile titletrack, una meravigliosa Backstreets), Born in the USA e Darkness on the Edge of Town (da cui ha spiccato mostruosa Streets of Fire, suonata live per la prima volta in questo tour nella seconda data milanese). Fino all’immancabile Dancing in the Dark, durante la quale, come da tradizione, Springsteen ha portato sul palco alcune fan scelte tra le prime file che hanno ballato sulle note finali della canzone. Sul palco, anche un ospite speciale. Un ragazzino delle prime file reggeva un cartello con la scritta: “Can I play the guitar with you?” Detto. Fatto. Springsteen ha accompagnato sul palco il ragazzino, invitando uno dei roadie a fornirgli una chitarra acustica, con la quale il fortunato giovane fan ha avuto il piacere di suonare, accanto al suo idolo, gli accordi finali del brano. E poi, come da tradizione, la conclusione acustica (nelle due serate rispettivamente Thunder Road e This Hard Land), con il Boss solo sul palco, dopo aver salutato i membri della E-Street band, suoi fedeli amici e compagni di avventure da ormai molti decenni.

E nel momento in cui si accendono le luci, un velo di tristezza si impossessa dello spettatore, che vorrebbe ancora qualche altra canzone. Quattro ore non sono bastate. Se ne vuole ancora. Perché un concerto di Springsteen è una droga. Un concentrato di positività che viene trasmesso a ogni singolo spettatore attraverso ogni singola nota di ogni singola canzone. E uscendo dallo stadio, mentre si cammina alla volta della propria macchina per tornare alle proprie vite, si rimane in silenzio con il sorriso stampato sul volto, felici e increduli, con la sensazione di avere più forza per poter affrontare la vita. Pochi sono gli artisti in grado di infondere tanta fiducia e positività. Questi sono gli artisti che, davvero, riescono a migliorare il mondo. Bruce Springsteen è uno di questi.

Alberto Staiz

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