
Bossi indagato per truffa
Milano – Sui rendiconti del partito da inviare a Roma per ottenere i rimborsi elettorali c’é la sua firma accanto a quella di Francesco Belsito. Una firma apposta nella consapevolezza della gestione, spesso ‘creativa’ per non dire irregolare, delle spese da parte dell’ex tesoriere. E così anche Umberto Bossi, il leader della Lega Nord, finisce indagato per truffa ai danni dello Stato nell’inchiesta della Procura di Milano sui fondi del Carroccio.
Indagati anche i suoi due figli, Renzo il ‘Trota’ e Riccardo, accusati di appropriazione indebita, e il senatore Piergiorgio Stiffoni, che invece deve rispondere di peculato: avrebbe usato per sé il denaro depositato sul conto del gruppo a Palazzo Madama. La nuova svolta nell’indagine, che fa dunque un salto di qualità, è arrivata oggi prima dell’ora di pranzo quando al ‘senatur’, che si trovava da solo nel suo ufficio in via Bellerio, i militari della Gdf hanno consegnato un’informazione di garanzia.
Tre paginette firmate dal Procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, per comunicargli che, in qualità di segretario federale e, dunque legale rappresentante del partito, è arrivato il momento di nominare un difensore, in quanto è sotto indagine assieme a colui al quale ha affidato il delicato compito di amministrare i soldi del movimento.
La contestazione: un presunto sperpero di denaro pubblico per una cifra che si aggira attorno ai 18 milioni di euro, tant’é la somma dei rimborsi elettorali liquidata lo scorso agosto da Camera e Senato in base a un rendiconto ritenuto non veritiero, firmato da Belsito e controfirmato da Bossi.
Natalia Radicchio
Foto via www.ilsud.eu