
Bianca come il latte, rossa come il sangue – Recensione
Leo (Filippo Scicchitano) è un giovane adolescente come tanti: va a scuola, suona la chitarra, gioca a calcetto. E, come tutti i suoi coetanei, è un ragazzo spensierato, svogliato e innamorato; innamorato di Beatrice (Gaia Weiss), una ragazza dai capelli rossi con uno spiccato e affascinante accento francese. Come da copione, Beatrice non lo considera minimamente, e le giornate del giovane e spettinato ragazzo trascorrono tutte uguali, tra un allenamento con l’amico del cuore Niko (Romolo Guerreri) e una chiacchiera con Silvia (Aurora Ruffino), innamorata di lui in segreto, finché, un giorno, la rossa Beatrice si ammala gravemente. Sconvolto, arrabbiato e smarrito nonostante i consigli del suo giovane e saggio professore di lettere (Luca Argentero), Leo tenterà in tutti i modi di salvarle la vita, scoprendo quanta inesorabile crudeltà possa a volte nascondere l’esistenza e quanta forza sia necessaria per sostenerne gli inesorabili imprevisti.
Bianco è il colore della pelle, della calma, del vuoto, della noia, ma anche quello della paura. Rosso è quello del sangue, del cuore, della passione, della forza, dell’energia. È tra questa dicotomia coloristica che si dipana il nuovo film di Giacomo Campiotti, tratto dal bestseller omonimo dello scrittore Alessandro D’Avenia. Il regista non è in realtà nuovo a questo tipo di storie: nel 2005 aveva infatti diretto Mai + come prima, film in cui un gruppo di ragazzi, nel suo viaggio post-maturità, rifletteva ironicamente sulla morte, la disabilità, l’incomunicabilità con gli adulti e l’incertezza del futuro. Con Bianca come il latte, rossa come il sangue, Campiotti torna ancora una volta a trattare il mondo adolescenziale con una storia dai buoni sentimenti che si colora di dramma, raccontata dal simpatico Filippo Scicchitano (il ribelle Luca di Scialla!), nuova promessa del cinema italiano, accompagnato dal bel Luca Argentero, con un ruolo che ricorda un po’ quello che fu di Scamarcio ne Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni.
A entrambi i personaggi Campiotti affida il compito di raccontare quel turbolento periodo fatto di amori e emozioni prorompenti che è l’adolescenza, quel momento di passaggio in cui si crede di essere grandi e invincibili, di essere pronti ad affrontare qualsiasi sfida; quella fase della vita in cui le insicurezze, i sogni e i dubbi trovano appoggio e sfogo negli occhi e nell’affetto di un amico fidato. Da un lato, c’è chi l’adolescenza la vive, il giovane ribelle e confuso, indeciso su quale strada percorrere, incerto sulle proprie emozioni, dall’altro chi con gli adolescenti ci lavora, un uomo che tenta di infondere nelle future generazioni un nuovo modo di vedere e vivere il mondo attraverso la poesia, la cultura, i sogni.
Bianca come il latte, rossa come il sangue è una commedia che tenta di parlare il linguaggio dei giovani, provando, forse un po’ maldestramente, a capirne e definirne le emozioni. È un invito rivolto ai futuri adulti di trovare la forza in se stessi per affrontare la vita e le sue insidie, a non complicarla e ad apprezzare quello che si ha, perché basta davvero poco a perdere tutto in un attimo. Al di là della prevedibile banalità della trama, spesso esacerbata dai toni neomelodici delle canzoni dei Modà che firmano la colonna sonora (l’associazione con QPGA – Questo Piccolo Grande Amore, viene facile), se proprio è necessario raccontare storie di amori adolescenziali, ben vengano più Bianche come il latte e meno Tre metri sopra il cielo… Stavolta, almeno, si è cercato di essere più realisti e un po’ meno melensi. Il film, prodotto da Luxvide e RaiCinema, uscirà nelle sale il 4 aprile e sarà distribuito dalla 01 Distribution.
(Foto: movieplayer.it / pforduepuntozero.it / everyeye.it)
David Di Benedetti
@davidibenedetti
[youtube]http://youtu.be/VO2yMyJnG2o[/youtube]