
Benedetto XVI: le rivoluzionarie dimissioni di papa Ratzinger
A un anno dall'annuncio delle dimissione, si può rileggere l'evento nella sua storicità. Il cambiamento della Chiesa che ha portato a Bergoglio cominciò lì
Città del Vaticano – È trascorso appena un anno ma già la declaratio di papa Benedetto XVI è un pezzo di storia: quelle frasi in latino, la ingravescentem aetatem, con cui annunciava ai cardinali la sua rinuncia al pontificato, i cardinali stupiti almeno quanto i cattolici di tutto il globo, forse di più, perché vicini a lui, almeno in teoria, e perché direttamente colpiti da quella scelta, con un conclave che sarebbe partito entro pochi giorni.
Nell’anniversario di questa innovativa e rivoluzionaria scelta, WakeUp News torna su quella giornata, raccontando però anche le conseguenze a lungo termine, compresa l’ascesa al soglio pontifico di Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco.
IL GESTO PREANNUNCIATO – Che Ratzinger potesse dimettersi era stato oggetto di numerosi approfondimenti ma nessuno ci credeva davvero. La possibilità di rinunciare al ministero petrino è in teoria prevista dal Codice di diritto canonico e papa Benedetto aveva già prospettato questa scelta nel libro Luce del mondo, del 2010: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi».
Piccoli segnali era stata anche la battuta sussurrata a Bartolomeo di Costantinopoli, quel «nel 2014 verrà a trovarla il mio successore» che aveva percorso le bocche di tutti, così come commenti quasi marginali in omelie e discorsi.
NESSUN PRECEDENTE – Le dimissioni del Papa non sono questione leggera, compaiono sempre nei libri di storia e lo faranno anche quelle di Joseph Ratzinger. Prima di lui si dimise Gregorio XII, nel 1415, ma era questione di papi, antipapi e concili; ancora prima Celestino V, nel 1294, e di lui scrisse anche dante – forse – rendendolo immortale come il Papa del “gran rifiuto”. Prima ancora Dimissioni libere e spontanee, senza un peso, ricatti, manovre politiche o persecuzioni, però, nella storia della Chiesa non se ne erano ancora viste. Una scelta che rivoluzione la Chiesa e che cambia la prospettiva di chi ricoprirà da ora in poi il soglio petrino.
CONSEGUENZE – La prima e più diretta è stata il conclave 2013 con l’elezione di Jorge Mario Bergoglio, asceso al trono con il nome di Francesco; rivoluzione nell’anno delle rivoluzioni, le dimissioni di Ratzinger hanno aperto la strada al cambiamento più importante, l’innovazione di base della Chiesa cattolica, retta da un pontefice che ha cambiato così tante carte in tavola.
Forse proprio questo cambiamento è radicato soprattutto nel gesto di Ratzinger: l’ammissione del limite umano del Papa – impensabile per Pio XII, tanto per citare un predecessore ieratico – e della sua impotenza di fronte all’età e alle sfide che la Chiesa deve affrontare, getta nuova luce sulla missione della Chiesa stessa e, ancor più, sulle modalità con cui lavorerà per portarla a termine.
Da non trascurare neppure il secondo effetto a lungo termine: si dimetteranno anche altri papi. Rotta la prima barriera, quella che fa davvero paura, seguire le orme di chi c’è già stato sarà più semplice.
CORAGGIO – Di questo, in conclusione, bisogna dare atto a Benedetto XVI: nel suo pontificato si è sempre mosso con coraggio. Prendere le redini della Chiesa cattolica dopo il lungo pontificato di Giovanni Paolo II non è stato semplice ma Ratzinger ha affrontato tutto – dallo scandalo pedofilia a Vatileaks – con coraggio, precisione e decisione. Ne ha pagato in salute, anche a causa dell’età, e in energie, tanto da dover lasciare la carica prima del tempo. Ma ha anche avviato un cambiamento così profondo e radicale che nessuno potrà fermare: per essere un pontefice conservatore, come è sempre stato definito Joseph Ratzinger, un vero capolavoro.
Andrea Bosio
@AndreaNickBosio