
‘Beauty Dark Queen’ prossimamente al Parenti di Milano: a tu per tu con il regista
Beauty Dark Queen – Lo strano caso di Elena di Troia andrà in scena al Teatro Franco Parenti di Milano dal 21 al 26 maggio 2019. La Compagnia Colori Proibiti, fondata e guidata dal regista Stefano Napoli, mette in scena questa volta la storia di Elena di Troia, di uomini che non sanno amare ma solo possedere, di donne che si difendono chiudendosi nella freddezza del cuore e nello splendore effimero di un bel vestito. Sul palco dunque una performance di grande effetto e di forte emozione (che dura circa un’ora), un teatro particolare e originale questo che Stefano Napoli porta avanti dal 1985 e che vale la pena sperimentare come spettatore. Anche il mezzo sipario in alcune scene vuole mettere probabilmente in evidenza alcuni personaggi e movimenti piuttosto che altri. Noi di Wakeupnews abbiamo incontrato il regista che gentilmente ha accettato l’invito e gli abbiamo rivolto qualche domanda per entrare nel vivo della sua rappresentazione, indirizzata per lo più ad un pubblico medio colto.
L’INTERVISTA: Buongiorno Stefano, perché hai scelto la mitologia come fonte d’ispirazione? Buongiorno a voi, la mitologia è sempre stata la mia fonte d’ispirazione (si pensi a Ifigenia, o a Icaro, solo per citarne alcuni) ed il motivo è semplicissimo: Elena, Paride, Eros, Ettore li conosciamo quasi tutti. Volevo mettere in scena personaggi facilmente decodificabili da un pubblico medio colto, così da far arrivare il mio messaggio in modo più diretto.
Qual è il messaggio principale che intendi trasmettere? Le tematiche principali sono sicuramente la morte, la distruzione, la follia. Ho voluto mettere in scena l’amore nelle sue varie forme: l’amore violento, l’amore tradito, l’amore rubato e venduto (rappresentato esplicitamente nella scena con l’asta della statuetta di Eros). L’amore dunque è sempre presente nello spettacolo: con la statuetta di Eros, con Eros in carne ed ossa e con il pomo della discordia. Ho voluto raccontare l’amore e l’idea che tutti hanno dell’amore, giusta o sbagliata che sia. C’è anche la musica che funge da commento dell’anima e del pensiero umano.
Da quanto tempo ti cimenti in questo tipo di spettacolo? Ci lavoro da anni, volevo fare un teatro diverso ed ‘itinerante’. Da circa vent’anni lavoro con la Compagnia da me fondata (Colori Proibiti) della quale fanno parte Francesca Borromeo, Filippo Metz, Simona Palmiero, Luigi Paolo Patano, Giuseppe Pignanelli. Gli attori si cimentano in una performance difficile, per la quale hanno necessità di esercitarsi almeno una volta alla settimana. I loro movimenti e i loro corpi si muovono nello spazio con un’abilità fisica e artistica straordinaria. Si spostano anche al buio, preparandosi e facendosi trovare in luoghi diversi dalla scena precedente e complicati da raggiungere.
Perché sulla scena sono presenti oggetti minimali? Un drappo, una benda, una sedia sono oggetti minimali e solitari e bastano a far da scenografia interattiva, continuamente maneggiati, indossati, spostati a creare un paradossale dinamismo. Questo perché l’idea sia chiara e non ci siano distrazioni da parte del pubblico che resta concentrato sul messaggio che intendo trasmettere.
Oltre Elena ci sono state altre Dark Queen? Si, prima di questo lavoro ho affrontato in Circus Dark Queen, Cleopatra altra figura mitica femminile. Ho voluto ripercorrere la vicenda di amore e morte, potere e passione di cui la Regina di Egitto è protagonista per brevi flash. Elena, invece, è la figura emblematica di un femminile ora vincente ora perdente nel gioco dei rapporti di forza della relazione amorosa: quasi un’astrazione fuori dal tempo e, quindi, appartenente a ogni tempo, come ben attualizza il raffinato commento musicale. C’è una terza Dark Queen nella mia mente, già ce l’ho in testa ma non voglio parlare troppo..lo scoprirete presto!
Grazie per l’intervista, buona visione a tutti!
Chiara Campanella