
Articolo 18 la difesa della Germania: ‘abolizione rischio per tutti’
L'abolizione dell'articolo 18 solleva proteste anche dalla Germania, dove i sindacati temono l'effetto domino in tutta Europa
Berlino – La battaglia per l’Articolo 18 dello Statuo dei lavoratori diventa europea: l’abolizione delle tutele dei lavoratori allarma anche i sindacati tedeschi, preoccupati da un possibile effetto a catena che vada a distruggere le garanzie fuori dai confini italiani. La battaglia per la difesa dei diritti dei lavoratori in Italia diventa così una sfida per tutta l’Unione.
SINDACATI TEDESCHI – L’allarme arriva da Hartwig Erb, sindacalista tedesco della Ig Metal di Wolfsburg, che a Bologna ha incontrato le sue controparti Fiom e lanciato un chiaro segnale: «nel modello tedesco il licenziamento senza giusta causa non esiste. Se l’Italia abolisce le tutele ai lavoratori, rischiamo un effetto domino in Europa». In Italia per siglare un accordo tra Wolfsburg w l’Emilia Romagna, il sindacalista ha spiegato che non solo «l’abolizione dell’articolo 18 non è la ricetta per risolvere la crisi economica italiana», ma «cancellare l’articolo 18 sarebbe un attentato ai diritti dei lavoratori di tutta Europa. Per questo noi siamo pronti a combattere al fianco della Fiom questa battaglia».
ISPIRAZIONE INESATTA? – Matteo Renzi sostiene da tempo di essersi ispirato al “modello tedesco” per costruire il suo Jobs act; Erb sembra di tutt’altra idea e non si può certo mettere in dubbio la sua competenza del mercato lavorativo tedesco, in cui vive, a differenza del nostro Presidente del Consiglio dei ministri. «In Volkswagen – spiega Erb al Fatto Quotidiano – c’è una legge per cui non si può licenziare senza giusta causa, ma anche nelle altre aziende esiste una forma di articolo 18»; tutele reali, che funzionano, ma che il passo italiano potrebbe mettere seriamente in discussione.
EFFETTO DOMINO – Cosa teme, in fondo, il sindacato tedesco? Che l’abolizione dell’articolo 18 – già castrato dalla controriforma Fornero – sia l’inizio di una catena di riduzione dei diritti dei lavoratori in tutta Europa: «rischiamo che in Europa si verifichi il cosiddetto effetto domino. – spiega Erb – ovvero che le aziende multinazionali decidano di applicare anche agli stabilimenti esteri le stesse modalità contrattuali approvate in questo Paese, con il risultato che forme di lavoro con minori tutele potrebbero essere introdotte anche da altri stati dell’Unione, contribuendo così a peggiorare crisi e disoccupazione».
L’azione in difesa dei diritti dei lavoratori non può essere, allora, una battaglia isolata, ma deve trovare spazi condivisi tra i paesi dell’Unione: «dobbiamo disegnare un modello diverso
di sindacato – ha sottolineato quindi Erb – che agisca a livello transnazionale in sinergia, che unisca le forze nel combattere le battaglie del mondo del lavoro. A partire dalla tutela dell’articolo 18. Per capire questa necessità, del resto, basta guardare come opera l’imprenditoria: le aziende si presentano sempre molto unite, e così deve fare il sindacato».
SPAZIO MEDIA – In uno spazio mediatico completamente prono a Renzi – o quasi – nessuno apre spazi al racconto di come funziona davvero il mondo del lavoro all’estero; si parla solo delle minori garanzie, senza mettere sulla bilancia i forti contrappesi che altri sistemi prevedono a tutela dei lavoratori, fornendo un’immagine del tutto fasulla dell’Italia e dei suoi lavoratori, per nulla “troppo tutelati”, come sostiene il governo.
Andrea Bosio
@AndreaNickBosio