
Apple sfida il Tesoro USA e vende iPhone agli iraniani
New York – Apple vuole fornire nuovi strumenti all’opposizione iraniana e combattere i blocchi governativi all’accesso ad internet, e così, dopo una politica commerciale spesso criticata – e sostenuta nei fatti dall’embargo posto dal governo statunitense – tornerà a vendere iPhone e consimili ai cittadini iraniani.
La notizia ha destato un certo stupore, a causa delle tensioni diplomatiche tra il governo di Washington e quello di Teheran, sebbene la recente elezione di Hassan Rouhani alla carica di presidente abbia gettato le basi per una riapertura dei canali di dialogo tra la repubblica islamica e l’Occidente.
Il dipartimento del Tesoro Usa, infatti, ha recentemente vietato a tutte le aziende che operano e sono registrate ufficialmente sul suolo statunitense di vendere prodotti informatici – software o hardware che essi siano – al governo dell’Iran e ai suoi affiliati, mentre non ha fatto accenni alla possibilità di compravendita per i singoli cittadini che, acquistandoli negli Usa, vogliano poi introdurli personalmente o spedirli nell’Iran stesso.
L’embargo sulle strumentazioni tecnologiche, che resta in vigore per Cuba, Corea del Nord, Siria e Sudan – paesi questi con una lunga storia di dittature, e che, come la Corea, hanno intrapreso una produzione propria di strumenti tecnologici per compensare l’impossibilità di accedere a prodotti stranieri – è una misura che la stessa Apple adotta, a causa della possibilità che cittadini di questi stati, o alleati di vario genere, acquistino in massa prodotti della casa di Cupertino, per poi rivenderli nei paesi sottoposti a embargo.
La decisione dell’azienda di Tim Cook, in sostanza, scavalca solo parzialmente il veto del Tesoro, perché non riguarda la vendita diretta alle istituzioni iraniane, ma solo ai cittadini in visita nel paese, mentre per gli altri paesi colpiti da embargo viene applicata in toto. Se si tratti di una mossa più commerciale e pubblicitaria che effettiva, non è dato saperlo.
Tuttavia, l’apertura all’Iran da parte delle grandi case di tecnologia inizia a farsi più evidente. La stessa Google, alcuni giorni fa, ha aperto le porte del Play Store (il mercato di applicazioni per dispositivi Android) all’Iran, così che i cittadini del paese asiatico potranno, se in possesso di uno smartphone o di un tablet, acquistare liberamente applicazioni senza dover ricorrere a trucchi e scappatoie di alcun tipo.
Stefano Maria Meconi