
Anoressia e bulimia: malattie della società dell’immagine?
Nelle moderne società occidentali siamo tutti in lotta perenne con lo specchio, ma quelle persone che nelle specchio si ritrovano imprigionate necessitano di un aiuto professionale e della riscoperta degli affetti famigliari per ritrovare la stima di sé e affrontare col sorriso le sfide che la vita pone continuamente a tutti noi
di Claudia Vallini
I disturbi del comportamento alimentare esprimono un disagio psicologico che trova espressione nel fisico. Sono più frequenti nelle donne e sono spesso associati ad una scarsa autostima, depressione, sensi di colpa, difficoltà nelle relazioni sociali, e incentivati dalla cultura preponderante nella società occidentale attuale in cui la magrezza è divenuta sinonimo di bellezza assoluta. E’ sufficiente citare l’esclusione dal calendario ufficiale delle recenti sfilate milanesi di una nota azienda di moda che veste le donne over taglia 46, le “donne con le curve”. Non a caso i disturbi del comportamento alimentare risultano preponderanti tra le donne in una fascia di età compresa tra i 12 e i 25 anni, quando si è maggiormente sensibili ai canoni estetici imposti dai mass media.
I disturbi dell’alimentazione più diffusi e conosciuti sono l’anoressia e la bulimia. L’ANORESSIA, ossia quando lo specchio mente, è caratterizzata da una distorta percezione del proprio corpo, dalla paura di ingrassare e dal vedersi sempre in sovrappeso, quando in realtà una persona viene definita anoressica quando il suo peso scende sotto l’85% rispetto a quello ideale.
Recenti studi hanno dimostrato che questo disturbo è legato al modello di “magrezza sinonimo di bellezza” imposto dalla società e a problemi relazionali non elaborati all’interno del nucleo famigliare quali iperprotettività, coinvolgimenti dei bambini nei conflitti tra i genitori, intromissione nel processi di crescita e autonomia dei bambini. Il soggetto anoressico si sente incapace di controllare la propria vita e così cerca di esercitare il controllo sull’unica cosa su cui può farlo, il proprio corpo. Si stima che in Italia ogni anno si ammalino di questa patologia circa 6.000 persone, patologia che sta iniziando a colpire anche persone tra i 45 e i 55 anni di età.
I segni che rendono visibile la malattia sono quindi un dimagrimento eccessivo, una pressoché immediata amenorrea, il calcolo spasmodico delle calorie, e i danni che possono derivare all’organismo sono enormi. La malnutrizione porta con sé disidratazione, perdita di capelli e denti, danni a fegato e reni, e se non curata l’anoressia può portare a danni permanenti e anche alla morte. Non dimentichiamo però che l’estrema magrezza è solo la punta dell’iceberg, l’espressione di un disagio interiore: il soggetto non va aggredito per imporgli di alimentarsi ma è necessario cercare le cause scatenanti di questo comportamento al fine di arrivare a una vera e propria guarigione. L’approccio alla malattia e il trattamento devono quindi essere multidisciplinari, con l’ausilio del nutrizionista e dello psicologo, e se possibile viene considerato preferibile un percorso di guarigione che coinvolga anche la famiglia del soggetto, con lo scopo di portare a soluzione i disturbi psicologici legati all’infanzia e far sentire il soggetto finalmente degno di stima, considerazione e amore. E’ inoltre necessario stabilire con il medico un limite di magrezza sotto al quale non sia possibile scendere, pena il ricovero forzato.
La BULIMIA è invece contraddistinta da grandi abbuffate a cui segue il vomito autoindotto. La malattia è più subdola, in quanto dal momento che questa pratica viene effettuata di nascosto, può proseguire per anni senza che nessuno se ne accorga. Questo fa sì che instauri un circolo vizioso senza fine, la dipendenza dal cibo diventa pari a quella all’alcol o alle droghe e il vomito autoindotto serve a liberarsi dai sensi di colpa derivanti dalle abbuffate stesse.
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