
Allopatia versus Omeopatia: la guerra infinita
Roma – Si riaccendono i riflettori. Dopo l’incontro-scontro di qualche mese fa al Corriere della Sera con il professor Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche farmacologiche “Mario Negri”, il presidente dei Laboratoires Boiron, Christian Boiron, torna a dover difendere la “sua” omeopatia. Difenderla da una “guerra – come lui stesso la definisce – organizzata con mezzi enormi e metodi stupefacenti: denigrazione sistematica, false informazioni, alleanze e dialettica mendace”.
L’attacco stavolta arriva dal Professor Pandolfi che, con il suo “Homeopathy: Ex nihilo fit nihil”, pubblicato sullo European Journal of Internal Medicine, denigra l’omeopatia e il suo utilizzo come terapeutica da parte dei medici. Si torna così a dibattere sull’efficacia delle cure omeopatiche – secondo Pandolfi assolutamente inesistente – e, indirettamente, sul rischio che corrono i pazienti affidandosi a tali rimedi.
La risposta di Boiron arriva pronta e con il suo “Homeopathy, a tremendous opportunity for medicine!”, pubblicato sulla medesima rivista, riporta l’attenzione al nocciolo della questione: l’efficacia scientificamente dimostrata dell’omeopatia.
Nel suo articolo Christian Boiron ripercorre le tappe fondamentali dello sviluppo della sua azienda di famiglia, nata in seno al mondo scientifico e accademico dell’epoca, per poi arrivare ad Hahnemann, il fondatore dell’omeopatia e padre della farmacologia moderna, e al suo percorso altamente scientifico fatto di dubbi, di intuizioni e di grandi scoperte.
Riprende poi anche le meta-analisi più significative (a partire da quella di Klenijnen et al. nel 1991 et le successive), trattate ampiamente anche da Pandolfi nel suo articolo, rifiutando tutte le sue argomentazioni e ponendo invece l’accento sulla pubblicazione di Ludtke R. et Rutten pubblicata sul Journal of Clinical Epidemiology (2008), che smentisce, in modo scientifico e inattaccabile dal punto di vista metodologico, il celebre attacco del Lancet 2005 che proclamava la fine dell’omeopatia.
Conclude poi invitando l’allopatia a fare fronte comune con l’omeopatia, con l’unico obiettivo di essere al servizio dei malati visto che – secondo il British Medical Journal - solo l’11 % dei medicinali (allopatici) ha dimostrato effetti benefici reali.
“E’ ormai tempo che le due branche della terapia farmacologica, l’allopatia e l’omeopatia, concludano un’unione sacra al servizio del malato, per trovare finalmente le chiavi di volta per malattie come il cancro, l’AIDS, le cardiopatie, le allergie e le parassitosi. L’omeopatia è pronta a servire la causa”.
Fabrizio Giona
Leggi l’articolo di Christian Boiron (traduzione italiana).
Si riaccendono i riflettori. E di nuovo in scena due figlie della stessa madre, una servita e riverita, viziata si potrebbe dire, l’altra bistrattata e considerata illegittima. Si sta parlando di mamma Medicina e delle sue due ragazze, Allopatia e Omeopatia.
Una metafora questa che ben si sposa con la questione in oggetto. Perché quello che forse non è ancora chiaro è proprio questo. Non si sta discutendo di due medicine distinte, bensì di diversi metodi clinico-terapeutici che, pur differenziandosi per la tipologia di farmaci utilizzati e per la modalità di raccolta dei dati che riguardano ogni singolo paziente, hanno uno scopo comune: ripristinare lo stato di benessere della persona.
Alla luce di questo, perchè non optare per una cooperazione e tra le due branche della medicina?
Fabrizio