Alitalia: nuovo piano industriale ma Air-France non ci sta

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Roma – Finalmente c’è aria di svolta nella trattativa Alitalia. Ieri, al termine del consiglio di amministrazione tenutosi in tarda serata, sono stati comunicati alcuni punti chiave in merito al riesame del piano industriale che la compagnia di bandiera ha intenzione di adottare.

Obiettivo principale accrescere l’efficienza delle attività di gestione, e questo a prescindere da chi accetterà di sedersi sulla poltrona di socio. Le modalità per l’attuazione di questo intento di non poco conto saranno principalmente un drastico taglio dei costi in vista di una riduzione delle spese, si spera in particolar modo quelle di mal gestione, e di un incremento della capacità competitiva. Senza di essa la compagnia non avrebbe alcuna possibilità di ripartire e rimarrebbe la stessa azienda di voli sulla via del fallimento. Quella che viene ad elemosinare alle casse dello Stato, con conseguenti rimproveri da parte di tutti verso la classe politica e poca volontà di finanziare un gruppo che non funziona. I punti principali di riordino dell’assetto generale saranno una diminuzione dei voli a medio raggio, per favorire le destinazioni a lungo raggio, quindi biglietti internazionali e intercontinentali. In questo modo Alitalia riuscirebbe a muoversi dallo stallo competitivo che ad ora la caratterizza, potendo così disporre della capacità di soddisfare un numero di clienti molto maggiore ponendosi come snodo dei viaggiatori che dagli altri continenti – Africa, Arabia Saudita, Medio-Oriente e Cina – decidono di volare fino al vecchio continente, l’Unione Europea.

IL DISACCORDO DI AIR-FRANCE – Questa decisione evidentemente non è andata giù del tutto ad Air-France Klm, che ha votato a sfavore del Piano. Le loro richieste infatti non prevedevano un ampliamento dei voli, ma piuttosto puntavano in maniera principale all’utilizzo dell’aeroporto di Roma come meta di passaggio e di secondo piano. Secondo le loro stesse dichiarazioni tuttavia, le motivazioni che hanno spinto il gruppo francese a rifiutare le decisioni assunte sono state, nonostante l’apprezzamento relativo alla parte industriale, la mancanza di provvedimenti per la riduzione del debito di cui la società soffre. Per questo motivo è stata posticipata di 13 giorni la scadenza per aderire all’aumento di capitale, che per il momento resta fermo sui 136 milioni di euro. Questo dovrebbe servire a conferire tempo alle parti soprattutto per prendere coscienza di queste ultime decisioni, e quindi anche per mettere in campo le relative strategie, che siano di intenzione o meno rispetto all’accordo. L’Assemblea di Poste invece si riunirà il 20 novembre.

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RISCHIO ESUBERI – In ogni caso, quelle che fino alla giornata di ieri sembravano incertezze ora lo sono un po’ meno: infatti nel parlare di risparmi si è menzionata la concreta cifra di 200 milioni di euro, che però non manca di tasti dolenti. Vale a dire quelli dei probabili 2000 esuberi che verranno effettuati. Ed è proprio questo il motivo per cui ad accerchiare la riunione fuori dai cancelli vi era un gruppo di lavoratori che intonavano cori e sbandieravano sigle dei sindacati, sotto l’occhio ferreo delle forze di controllo. Ed è proprio per questo che i sindacati non hanno fatto attendere la loro disapprovazione: nonostante il ministro Lupi abbia ribadito la cautela del Governo, con la volontà di mettere in primo piano la difesa dell’occupazione, Camusso e Bonanno hanno subito manifestato la loro intenzione di opporsi ad ogni scorrettezza. La prima, segretaria della Cgil, ha detto che la loro risposta in caso di esuberi sarà molto dura. Il secondo, segretario della Cisl, ha considerato che sarebbe assurdo parlare di esuberi senza prevedere ancora un netto piano industriale, mettendo in risalto il fatto che sul fronte occupazionale ci siano altre mille possibili soluzioni da trovare.

PARTNERSHIP PROBLEMA IRRISOLTO - Il nodo principale resta però quello della partnership: se Air-France infatti decidesse di non accettare sembra che vi sarebbero in corso anche trattative con compagnie internazionali, tra le quali i cinesi di Air China, oppure Ethiad, la compagnia degli Emirati Arabi, o infine Aeroflot. La principale compagnia russa a quanto pare sembrerebbe interessata, non a prescindere però da certe precise condizioni, quali quelle di un preciso progetto industriale e finanziario che ponga la compagnia italiana in maniera complementare agli interessi russi. Ma subito dopo le indiscrezioni sono arrivate anche diverse smentite, tra cui quelle che metterebbero in gioco dei vincoli da parte dell’Ue sulla regolarità di effettuare operazioni con compagnie extra-comunitarie. Staremo perciò a vedere quale sarà il destino di questa ormai cara e tanto vituperata società di bandiera; questa figlioletta sfortunata da accudire in continuazione, rifiutandoci di lasciarla camminare con le proprie gambe, sempre con la vecchia paura di doversi guardare un giorno allo specchio e accorgersi di essere diventati un’Italietta, sprovvista persino della propria compagnia di aerei, e che corrisponde a quell’immagine che così tanto spaventa.

Francesco Gnagni

@FrancescoGnagn1

Foto: www.anordestdiche.com, www.globalpress.it, trend-online.com

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