
Al Teatro Puccini di Firenze Chiara Civello presenta la sua Eclipse

La cantante Chiara Civello (chiaracivello.com)
Il pop italiano più elegante, le influenze brasiliane, una manciata di cover sorprendenti, gli arrangiamenti elettronici. Tutto questo e molto altro è Eclipse, il nuovo album che Chiara Civello presenta martedì 27 febbraio al Teatro Puccini di Firenze.
LE TEMATICHE DI ECLIPSE
“L’Eclisse è un’ombra nel sole o un sole nell’ombra, è una macchia scura che ha il sapore del vuoto e gli argini infuocati. È la fine di qualcosa e l’inizio di altro. La vita ha tante eclissi, tanti vuoti e col tempo ho imparato a lasciarli risuonare… e a farli ballare” ha affermato la cantautrice romana, la cui musica hanno acquisito recentemente un sapore nuovo, grazie alla produzione illuminata di Marc Collin (Nouvelle Vague), che trova un perfetto equilibrio tra atmosfere classiche e sonorità moderne. “L’ho conosciuto a Parigi nell’estate del 2015 quando aprivo il concerto di Gil e Caetano, ed è stato amore a prima vista. Dopo aver ascoltato le mie nuove canzoni, Marc mi ha proposto una lettura nuova, che preservava le mie caratteristiche ma le accostava a suoni molto speciali. Non gliel’ho fatto ripetere due volte: sono partita per Parigi, ho preso una casa a Marais e ci siamo immersi in un magico mondo di organi elettrici anni ‘70, uccellini e suoni di vento, batterie elettroniche e musicisti geniali abbiamo creato il sound di Eclipse”.
COLLABORAZIONI D’AUTORE
Per lavorare al nuovo repertorio, Chiara si è circondata di qualche amico di talento: Francesco Bianconi (Baustelle) e Pippo Kaballà hanno scritto con lei la rarefatta New York City Boy; Cristina Donà è la co-autrice di To Be Wild, sognante e malinconica; al raffinato chansonnier milanese Diego Mancino è affidato il compito di raccontare Come vanno le cose, in apertura dell’album; il sorprendente talento dei giovani cantautori Dimartino e Diana Tejera è al servizio di Cuore in tasca e di La giusta distanza. Le atmosfere brasiliane affiorano qui e là in tutto l’album, ma sono due le canzoni che Chiara dedica al suo mondo musicale d’elezione: Sambarilove, un contagioso “sambalanço” scritto a quattro mani con Rubinho Jacobina (che duetta con Chiara), e Um Dia, firmata con l’eclettico chitarrista Brasiliano Pedro Sà.
COVER DAL SAPORE CINEMATOGRAFICO
La scelta delle cover ha uno spiccato sapore cinematografico: c’è una versione intima per chitarra e voce di Amore, amore, amore, scritta da Alberto Sordi e Piero Piccioni; Quello che conta, interpretata da Luigi Tenco e scritta da Ennio Morricone e Luciano Salce per il film La Cuccagna, è un magnifico omaggio al cantautore genovese, a cinquant’anni dalla sua drammatica scomparsa; Eclisse Twist è una celebrazione del cinema di Michelangelo Antonioni, che scrisse la canzone con Giovanni Fusco per affidarla alla voce di Mina. E a proposito della Tigre di Cremona, c’è anche una versione decisamente originale del superclassico Parole parole. Racconta ancora Chiara: “In ogni disco io cerco una nuova ‘prima volta’, un nuovo sogno e una nuova sfida. Eclipse ha realizzato il mio desiderio di fare un album ‘visuale’, pittorico, di ‘canzoni cinematiche’, canzoni in pellicola. In una soggettiva che potesse permettere a chi ascolta di viverle e di vederne la luce, le ombre, il chiaroscuro, i controluce. Da lì nasce anche la mia scelta di inserire delle cover legate al cinema Italiano. Antonioni, Piccioni, Sordi, Tenco, Salce, Morricone, e così questo mio nuovo ciclo si chiude e i miei vuoti si colorano, cosa che la copertina di Matteo Basilè ha ritratto alla perfezione”. È giusto raccontare ancora un aneddoto, che ha dato a Chiara la certezza di essere sulla retta via musicale: “Una domenica pomeriggio, mentre passeggiavo sovrappensiero su Pont Sully, chiedendomi se quella cinematica fosse la via giusta, i miei occhi, vaganti come per un segnale divino, all’improvviso si sono fermati sul volto di Claudia Cardinale che attraversava placidamente lo stesso ponte per tornare a casa. L’ho seguita con lo sguardo, con il cuore gonfio, poi l’ho rincorsa, ho preso coraggio, l’ho fermata e raggruppando le uniche due parole che la timidezza e lo stupore mi lasciavano pronunciare le ho detto: “Grazie, Claudia”.
Antonio Giordano