
Afghanistan: Corano bruciato da soldati Usa, quindici morti nel Paese
Sono giunti a quindici i morti nelle proteste che stanno mettendo a ferro e fuoco il centro di Kabul da ormai quattro giorni, tra cui due soldati americani. A scatenare le violenze è stata l’incredibile decisione presa martedì da alcuni addetti della base aerea americana di Bagram (a nord di Kabul) di distruggere con il fuoco materiale religioso islamico, fra cui almeno quattro copie del Corano.
La profanazione del testo sacro dell’Islam è stata ammessa dall’Isaf (International Security Assistance Force) e dal comandante della missione Nato in Afghanistan, generale John Allen, che si è scusato con il «nobile popolo d’Afghanistan».
Ad essi si è unito il presidente Usa Barack Obama, che ha inviato una lettera di scuse a Karzai per il rogo delle copie del Corano e ha detto che il fatto «non è stato intenzionale».
Al grido di “Morte all’America” e “Viva l’Islam” centinaia di persone marciano verso il palazzo del presidente Karzai. Secondo diversi testimoni a Kabul è stato segnalato almeno un caso in cui il mullah ha invitato i fedeli durante il suo sermone a protestare contro l’oltraggio al Libro Sacro. Secondo la Cnn, gli agenti a difesa del palazzo presidenziale avrebbero sparato sulla folla.
A Kabul ci sono manifestazioni in almeno cinque zone diverse e proteste sono avvenute anche nella provincia sudorientale di Ghazni. La polizia è in tenuta antisommossa e i soldati sono in stato di allerta. Anche l’esercito è impegnato nella difesa del palazzo di Karzai.
Francesco Guarino