1 aprile: a caccia dei pesci più famosi della letteratura

Melville, Hemingway e Calvino: quando il racconto ruota tutto intorno ad un pesce

di Laura Dabbene

1 aprile: attenti al pesce!

Giornata insidiosa, quella odierna, per tutti i creduloni che possono cadere vittime del fatidico “pesce d’aprile”, uno scherzo o una burla, più o meno sofisticata, tesa a mettere in imbarazzo il malcapitato e divertire soprattutto l’autore.  L’origine dell’usanza e della ricorrenza è controversa. Una prima teoria fissa le radici di questa consuetudine in Francia, dove si iniziò a consegnare in questa giornata dei pacchi regalo rigorosamente vuoti: la bizzarra pratica venne battezzata poisson d’Avril, da cui la traduzione italiana pesce d’aprile. Ma, alla luce della sua capillare diffusione nell’intera Europa, molti studiosi hanno voluto risalire più indietro nel tempo, ipotizzando che l’origine risalga addirittura all’età classica. Analogie con la pratica dello scherzo contemporaneo sono riscontrabili sia nella narrazione del mito del ratto di Proserpina, in cui la madre viene ripetutamente ingannata durante la ricerca della figlia, sia con la ritualità della festa pagana di Venere Verticordia.

Certo è che, nel primo giorno di questo quarto mese dell’anno, il protagonista è lui, il pesce. Pare d’obbligo quindi dedicargli oggi la nostra pagina culturale ricercando, nella letteratura d’ogni tempo, illustri personaggi acquatici, muti sì, ma resi estremamente comunicativi e portatori di messaggi universali grazie alla penna dei loro creatori.

Il primo pensiero è per Moby Dick, la gigantesca e terribile balena bianca nata dalla mente di Herman Melville nel 1851. Chiunque ami leggere conosce il celebre inizio del romanzo, “Chiamatemi Ismaele” (“Call me Ishmael”, nella versione originale), e fissati nella mente sono molti passaggi di questo libro che usa la storia della baleniera Pequod, del suo comandante, il capitano Achab, e dello stesso Ismaele, voce narrante ed alter ego dell’autore, come espediente per un’epica epopea, un’allegoria della vita umana ed una riflessione esistenziale. Considerato oggi uno dei maggiori capolavori della narrativa mondiale il romanzo ha davvero reso immortale una balena, Moby Dick, descritta come essere crudele, quasi umanizzata quando si narra di come distrugga le lance delle imbarcazioni per puro piacere e come di fronte a lei fuggano anche gli squali più feroci. Il capodoglio, cui Achab da la caccia per vendicarsi della mutilazione subita, trascinando con sé l’intero equipaggio, è al centro di un’avventura ai limiti della sopravvivenza umana, dove il senso di smarrimento che i marinai provano nell’immensità del mare è reso da Melville con uno stile magistrale, capace di disorientare il lettore al pari del naufrago tra i flutti in tempesta.

Anonimo, ma non meno profondo e significativo nel contesto narrativo, è invece il pesce de Il vecchio e il mare. Pubblicata nel 1952 l’opera valse al suo autore, Ernest Hemingway, il Premio Pulitzer nel 1953 e il Nobel per la Letteratura l’anno successivo. Anche se il protagonista principale è l’anziano pescatore Santiago, questa superba figura non sarebbe tale se non in rapporto alla sua preda: un enorme pesce spada. Preso all’amo dopo un lungo periodo infruttifero trascorso in mare, il gigantesco pesce diventa per Santiago la prova suprema di forza e resistenza e per Hemingway il modo per trattare il tema prediletto della tenacia umana nella lotta davanti alla Natura. Dopo la fatica della cattura e il lungo tempo necessario per stremare questo gigante del mare, descritto dall’autore con straordinaria ricchezza di dettagli, il vecchio dovrà rivaleggiare con il nobile pesce anche dopo averlo ucciso: la sua stazza renderà lento e difficoltoso il ritorno al porto e la scia di sangue lasciata dal suo cadavere attirerà altri predatori marini da cui l’uomo dovrà salvaguardarlo.

Colapesce: mezzo uomo e mezzo pesce

Pesce a metà è invece Colapesce, personaggio di origine antichissima, proveniente dalla tradizione favolistica siciliana e reso noto grazie all’inclusione della sua storia nelle Fiabe Italiane (1956) di Italo Calvino. In questa versione, poiché molte e diverse ne esistono, Cola, diminutivo di Nicola, è un giovane pescatore messinese, cui la madre, stanca di richiamarlo continuamente per la sua prolungata permanenza in acqua, lancia una maledizione: “Che tu possa diventare un pesce!”. Detto, fatto: Cola diventa mezzo uomo e mezzo pesce. La sua fama giunge al Re dell’isola che desidera incontrarlo, chiedendogli poi di esplorare gli abissi del mare di Sicilia e raccontargli ciò che ha visto. Cola obbedisce, ma non riesce a trovare il fondo presso il Faro, dove la profondità pare infinita. Ma la curiosità del sovrano di conoscere quanto è profondo il mare obbligherà Cola ad immergersi in quel punto, senza più farvi ritorno.

Buon 1 aprile…e attenti al pesce!

Share and Enjoy

  • Facebook
  • Twitter
  • Delicious
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Add to favorites
  • Email
  • RSS

Ti è piaciuto questo articolo? Fallo sapere ai tuoi amici

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

 
Per inserire codice HTML inserirlo tra i tags [code][/code] .

I coupon di Wakeupnews